Dietro l’assassinio dell’uomo, secondo quanto riferiscono i Carabinieri, c’è una storia di mala vita organizzata che si intreccia tra debiti e strozzinaggio da un lato e spaccio di droga dall’altro. La vittima sarebbe stata eliminata perché era divenuta un “problema” per quello che sarebbe divenuto poi il suo assassino, un uomo che apparteneva a un’organizzazione criminale dedita allo spaccio di droga e messa in ginocchio dai diversi sequestri effettuati dalla guardia di finanza.  Proprio i diversi sequestri operati dalle Fiamme Gialle – operazione in cui si confiscarono 100 kg di cocaina  e si arrestarono 6 corrieri – costrinsero il futuro omicida a rivolgersi a Carmine Monaco per avere dei soldi in prestito, prestito che si trasforma ben presto in usura. Monaco comincia a tenere sotto controllo il suo omicida che inizia a temerlo e a “perdere colpi” agli occhi dell’organizzazione di cui fa parte; tanto che questi cominciano a pensare di metterlo da parte, anche per i suoi problemi di alcol e droga. A questo punto l’uomo prende la decisione di uccidere Carmine Monaco. Le indagini immediatamente attivate, hanno indirizzato gli inquirenti verso la pista economico/finanziaria in quanto il soggetto era già noto ai Carabinieri, poiché in passato lo avevano arrestato per reati di usura ed estorsione. L’attività investigativa è andata ad integrarsi con altra indagine del Gruppo della Guardia di Finanza di Fiumicino. L’attività investigativa dei Carabinieri, che stavano ricostruendo le modalità dell’omicidio  si è pertanto integrata con le intercettazioni telefoniche ed ambientali, le attività elettroniche di pedinamento e l’analisi dei tabulati telefonici che la Guardia di Finanza stava contestualmente eseguendo a carico dell’organizzazione criminale dedita al narcotraffico. Il linguaggio criptico utilizzato al telefono dall’omicida quando riferisce le modalità del fatto come se si fosse trattato di una battuta di pesca, non ha tratto in inganno i finanzieri in ascolto, che hanno collegato il contenuto delle telefonate all’omicidio di Carmine Monaco. In questo modo, attraverso l’utilizzo di sofisticati software, che hanno permesso l’individuazione delle tracce lasciate sul luogo del delitto dai telefoni cellulari e dai navigatori gps, sono stati ricostruiti tutti i movimenti dell’omicida e, al termine dell’attività investigativa, è stato possibile ricostruire non soltanto l’evento delittuoso, ma anche il contesto nel quale è maturato. L’omicidio avrebbe consentito a P.F. sia il vantaggio di eliminare l’usuraio sia quello di riscattarsi agli occhi dell’organizzazione, i cui componenti erano a conoscenza di tali propositi. P.F., quindi, iniziando a premeditare l’omicidio, si è procurato arma e proiettili clandestini, e ha fissato un appuntamento con Monaco, dicendogli sin da subito che avrebbe voluto parlargli da solo ed in luogo appartat. Così si è recato all’appuntamento utilizzando un’autovettura intestata alla sua concessionaria B.M. di Santa Marinella,  facendoci salire Carmine Monaco. Successivamente i due si sono recati in via Monte Abatoncino ed una volta sul posto, è avvenuto  il delitto.