“Nostro padre Luciano aveva una frutteria – raccontano i tre fratelli Zardetto, Fabio, Paola e Massimo – una sera gli si presentarono a casa i nostri zii Angelina e Remo Fagnani per dirgli che c’era un affare da non lasciarsi sfuggire. Praticamente gli dissero di prendere il Sogno del Mare. Fu così che papà si presentò a casa con una cassetta di legno piena di cambiali firmate. Erano all’incirca ottocento. In questo modo annunciò l’acquisto dello stabilimento”.  Una nuova esperienza, una scommessa da vincere per Luciano Zardetto e Emma Boninsegna che si trovarono in una realtà del tutto nuova. “All’inizio furono aiutati da molti amici che erano esperti nel settore – raccontano – preziosi per loro furono Gigi Monaco, il vecchio Glauco, Alberto Franchellucci”. Lo stabilimento era ben frequentato e diventò la succursale della “Dolce Vita” romana. “Qui venivano personalità dal calibro di Walter Chiari, di Giulietta Masina con Federico Fellini, poi Stefania Sandrelli e Raffaella Carrà. E non erano i soli personaggi, molti attori celebri venivano nel nostro stabilimento”. Dove era facile incontrare un giovanissimo Giampiero Galeazzi o il cantante napoletano Ugo Calise. Il Sogno del Mare nel corso degli anni non ha richiamato l’attenzione solo della Dolce Vita, ma ha avuto un appeal importante anche per gli sportivi. “Il beach volley è nato da noi – raccontano i Zardetto – Erano i tempi d’oro della pallavolo e i primi “due contro due” senza regole sulla sabbia iniziarono qui”. Un successo che è stato figlio dell’amore per il lavoro e per l’intuizione di proporre novità importanti sul territorio. “Alla fine degli anni ’80 con il boom delle discoteche è cambiato il mercato. E così ci siamo indirizzati anche noi verso la vita notturna, aprendo la discoteca. Nacque subito il problema della tranquillità di notte e la guerra dei decibel. È stato un periodo bello da un lato, ma non tanto esaltante dal punto di vista legale. Si era creato un meccanismo importante, Fregene aveva iniziato a intaccare il movimento di Rimini e Riccione. La maggior parte delle persone venivano qui e non andavano nella riviera romagnola”. Contemporaneamente si è sviluppata anche la ristorazione, all’inizio si vendevano solo panini ma presto aprì anche il ristorante. “Cresciuto subito grazie a nostra madre, Emma, che l’ha saputo portare ogni giorno più in alto, facendolo diventare una meta ambita. Basta pensare che mentre prima eravamo aperti cinque mesi l’anno, adesso non chiudiamo più – spiegano Fabio, Paola e Massimo che hanno preso in mano la gestione dopo la scomparsa di Luciano nel 1992 – La scommessa è stata vinta, in pochi credevano che saremmo riusciti a proseguire il lavoro iniziato da papà, vista la nostra giovane età. Invece oggi siamo una realtà consolidata nel territorio. Se quest’anno ricorre il ventesimo anno dalla scomparsa di nostro padre e il settimo di nostra madre, la loro presenza qui è quotidiana. Anche i clienti nel parlano sempre come se ci fossero ancora”. Per Fabio, Paola e Massimo molto importante è stata la presenza della nonna, che per ben 39 anni è stata alla cassa del bar. Nata nel 1925 “nonna Giordana”, come la chiamano gli amici, a 87 anni ha deciso di restare a casa per godersi la meritata pensione. Tutti i clienti la ricordano come “il carabiniere del bar”. “Tra cucina, ristorante e spiaggia da noi hanno lavorato tanti ragazzi che poi hanno aperto loro attività – dicono i Zardetto – per tanti il Sogno del Mare è stato un po’ come una palestra e allo stesso tempo una famiglia”. Di pari passo alle esigenze della clientela e del periodo, lo stabilimento è sempre all’avanguardia anche dal punto di vista sportivo. “Da 12 anni si svolgono i più importanti tornei di beach tennis, oltre che i corsi – raccontano – Disponiamo della piscina, realizzata insieme alla discoteca, e siamo stati i primi a inaugurare la stagione degli sport acquatici. La scommessa di quest’anno, invece, è sul fitness. Oggi più che mai è diffusa la cura della persona, e noi vogliamo stare sempre avanti sulle offerte”. Questi primi 40 anni sono volati al Sogno lasciando un ricordo indelebile. “Ne sono successe tante, ma un aneddoto vale la pena raccontarlo – dicono sorridendo i fratelli – Nostro padre Luciano non sopportava il vento, così quando si alzava da mare radunava i clienti che erano in spiaggia e li portava alle fraschette di Ariccia. Una iniziativa sempre apprezzata”. Tanti ricordi, molti fermati da altrettante fotografie. E anche le 800 cambiali sono rimaste come cimeli. Ma adesso si guarda avanti. “Per tornare a fare concorrenza alla riviera romagnola c’è anche bisogno di grandi eventi – sottolinea Massimo – Quando un gestore spende cifre importanti per far venire a Fregene artisti noti e amati va supportato e non limitato. Però poi c’è bisogno di una buona organizzazione da parte dell’amministrazione comunale, di controlli, non abbiamo bisogno di limitazioni”. Per il futuro, mentre i proprietari sperano che i propri figli continuino questa tradizione partita dalle cambiali di Luciano, avanza l’ombra della direttiva della Comunità Europea. “L’Italia vive di microsistemi, di località che hanno creato una loro identità – fanno notare Fabio, Paola e Massimo – Abbiamo costruito questa realtà con sacrifici, sudore, passione. Ora secondo la legge europea nel 2015 dobbiamo andarcene se non vinciamo l’asta? Questa cosa è assurda, non possono essere gettati via anni e anni di lavoro. La cosa certa è che noi da qui non ce ne andremo, è la nostra vita. Qui abbiamo visto nascere i nostri figli e morire i nostri genitori. Siamo pronti a fare le barricate”. In attesa che qualcosa cambi prima del 2015 è tempo della meritata festa. “In occasione della “Notte sotto le stelle” del 10 agosto, per quella ormai considerata da tutti come la festa di Fregene, ci saranno delle piacevoli sorprese – annunciano– Stiamo preparando un evento davvero con i botti”. Allora tanti auguri alla famiglia Zardetto.