Ogni mattina alle 9.00 si siede sotto l’ombrellone dello stabilimento balneare “Saint Tropez” di Fregene. Con gli occhi scruta ogni minimo movimento che arriva dal mare, sguardo fisso, sembra quasi un radar. Francesco Antonio Cupri, nato il 30 aprile del 1961, fa così su quel tratto di costa da 35 anni, da quando ha messo piede per la prima volta sulla sabbia del Saint Tropez.

“Prima di arrivare qui – racconta – ho lavorato al San Marco da Angelina Balliana e Remo Fagnani, dove ho conosciuto Alfonso, un caro amico scomparso troppo presto. Poi sono andato a casa e infine sono ritornato. Ho anche lavorato una stagione a Passoscuro e un anno a Maccarese allo stabilimento balneare Lo Scoglio. E adesso sono 35 anni che lavoro qui”.

Antonio Cupri è arrivato a Fregene negli anni ’80 e proviene dalla Calabria, precisamente da Nicotera Marina, che si trova in provincia di Vibo Valentia, a pochi chilometri da Capo Vaticano.

“Sono venuto a Fregene – dice – tramite la mia conoscenza con delle persone. All’epoca non ero bagnino di salvataggio, questa professione l’ho iniziata dopo. Inizialmente ho lavorato come spiaggino. E comunque ringrazio sempre la comunità di Fregene per l’accoglienza. Negli anni mi sono radicato bene qui, e ora ho tanti amici anche a Fiumicino e a Roma”.

Nella famiglia di Antonio il mare è nel dna. Anche lo zio Franco Famà ha lavorato come bagnino a partire dagli anni ’60 a Fregene.

“Ho il mare nel sangue – conferma – e negli anni ho anche avuto la fortuna di conoscere tante belle persone nel mondo del salvataggio, come il mio amico Filippo Mollese che ci ha purtroppo lasciato un mese fa. Questo non è un lavoro facile. Devi stare attento a tante cose. Le persone, rispetto al passato, sono più predisposte a sentire le indicazioni del bagnino, ma tantissimi anni fa non era così. È un mestiere che deve piacere e deve nascere dal cuore. È però anche un lavoro come gli altri, che prevede molta serietà e attenzione. Sia con il mare calmo che con il mare mosso. Il mare calmo sembra dare sicurezza, ma non è sempre così. Nella mia carriera, infatti, mi è capitato di effettuare salvataggi con il mare calmo. Magari il bagnino è tranquillo in condizione così, ma il mare calmo può essere fatale in un attimo.

Ho fatto il mio lavoro con serietà e ho dedicato la mia professione alla gente e di questo ne vado orgoglioso. Negli anni ho effettuato molti salvataggi, ma non ne ho uno in particolare da ricordare perché sono tutti uguali e importanti. Ritengo di aver fatto il mio dovere e spero di farlo ancora. Adesso però non so per quanti anni ancora farò questo mestiere, continuerò fino a quando avrò le forze”.

Tra le passioni di Antonio, che d’inverno torna in Calabria, c’è la pesca. Il mare nella sua vita non può proprio mancare.