Questo secondo appuntamento, per la sezione “Davide contro Golia”, prevede la visione di “Piccoli ladri” di Marziyeh Meshkini (2004, Iran). Il film si focalizza su due bambini, fratello e sorella, che vivono di espedienti per le strade di Kabul, in una città distrutta dalle guerre, in un paese martoriato dalla povertà. Sono due dei tanti orfani (anche se i loro genitori non sono morti, ma sono carcerati in prigioni diverse, uno accusatore dell’altra) senza un posto dove dormire. Quando infatti gli viene negata la possibilità di passare la notte in cella con la madre, si vedono costretti a vagare in cerca di un riparo o del modo di racimolare qualche soldo o qualcosa da mangiare, anche nella fredda e nevosa oscurità afgana. Senza amici ne parenti, realizzeranno che l’unico modo per avere un tetto sotto il quale dormire è quello di farsi arrestare. Ma i loro innocenti ed inesperti tentativi di rubare non riusciranno ad attirare l’attenzione della polizia fin tanto che non seguiranno l’esempio di Lamberto Maggiorani, protagonista del ’film d’arte’ (Ladri di biciclette) che i due giovani hanno da poco visto al cinema ed usato come modello per ladri senza speranza. La giovane regista Marziyeh Meshkini (componente della grande famiglia di cineasti iraniani Makhmalbaf) ha visto un solo film del periodo del “neorealismo italiano”, forse il più famoso: “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica. Ed anche se, ovviamente, non si può fare un paragone sulla qualità artistica delle due opere, l’intento di raccontare storie di vita quotidiana, senza usare né scenografia né trucco e con attori non professionisti, accomuna le pellicole. È probabilmente la comunanza di condizioni tra l’Afghanistan di oggi e l’Italia del dopoguerra a fornire uno spunto comune al taglio con cui vengono affrontati argomenti come povertà e disperazione.