Facevo su e giù con l’autobus da casa di mia sorella alla Biblioteca Nazionale di Roma per preparare la tesi di laurea. Mia sorella abitava in una tenuta fuori Roma e la mia difficoltà era scendere alla fermata giusta. Sbagliavo: finivo sempre al terminal di Fiumicino.

Avevo individuato un ragazzo tutto d’un pezzo elegante antipaticissimo della serie “so il miglior ganzo de Roma” che però scendeva proprio dove avrei dovuto scendere io. Lo tenevo d’occhio sto tipo inglese che si alzava all’ultimo momento: io davo gomitate a tutti per scendere in fretta e questo è stato fatale: sono volata dalle scalette del bus, uno schianto a terra, calze strappate ginocchio pieno di sangue… lui con il suo aplomb: ti sei fatta male? Mi dice… No rispondo: scendo sempre così.

Ci siamo sposati: lui compassato introverso riflessivo preciso, io la bomba atomica.

Oggi l’ultimo saluto dopo infinite sofferenze, mi sono battuta per lui come una leonessa oggi la resa. Devo consegnare le armi anch’io. I nostri sorrisi il giorno del matrimonio (nella foto in basso).

Delfina Ducci