Arrendersi all’evidenza è un sintomo davvero inquietante. Da questa china di acquiescenza non riusciremo a risollevarci. Anch’io forse assuefatta a tale sconcio non ho avuto sussulti di ira alla vista delle poverette seminude, che sporgono con le loro abbondanze fuori dal bordo stradale, finchè i miei occhi non volevano credere a ciò che realmente era lì davanti a me: una prostituta incinta di circa otto mesi aspettava il cliente. Ho rischiato di sbandare dall’altra parte della strada. Trasecolare è dir poco. Ora si che l’indignazione mi ha invaso ed era mista a sofferenza e compassione per lei, per lui (il bambino), per tutte le donne schiavizzate. Mi sono sentita ferita come donna, madre, moglie. Come persona. Soprattutto. All’ immagine violenta si univa il disgusto rivolto al probabile cliente. È indubbio che se era lì nonostante l’avanzato stato di gravidanza perchè aveva ancora richieste di prestazioni. A che serve lanciare strali contro il cliente perverso, amorale, depravato e quanto altro si possa dire di un simile soggetto. Non lo guarirebbe né lo farebbe sentire anomalo in una società composta da una buona percentuale di schizoidi. Non poter intervenire è ancora più duro dello scenario che offrono le sciagurate. Le leggi non tutelano, molti sono del parere che alle signorine piace ” il mestiere” perché il guadagno non risente della crisi. No, non ci sto. Non voglio sposare il luogo comune che le prostitute sono tali per piacere. Di che? Di chi? Dei tanti amorosi personaggi che incontrano. Ora lancio un appello in particolare alle donne : vigiliamo perché due giorni fa una “signorina” stazionava sulla centrale via Castellammare. Il nostro, spero, non diventi un terreno da “bonificare” . Mi auguro ci sia una solidarietà tutta la femminile, manchevole devo dire nella storia dell’emancipazione delle donna, spesso fraintesa perché limitata alla conquista della libertà sessuale e non del diritto della persona senza differenza di genere.

Delfina Ducci