Con il risultato che ora anche le erbacce stanno insidiando quello che era un acciottolato connesso a regola d’arte, serrato sui lati da una fila di basoli provenienti da una strada romana, che, secondo la stessa Soprintendenza, deve ancora venire alla luce e che presumibilmente si trova nelle vicinanze.Per ammirare il manufatto, lungo una ventina di metri con una larghezza 5,  accorsero sul posto funzionari e amministratori, semplici curiosi e appassionati di archeologia. Fu scomodato anche il geologo con il compito di fare chiarezza sul periodo, individuato nel tardo rinascimento, quando la zona era sotto la signoria dei Mattei. A cui si deve anche il completamento del castello di Maccarese e l’edificazione della Torre di Primavera.Il corso d’acqua che c’era da superare in quel tratto, come evidenziano le mappe del tempo, era l’Arroncino, che divideva in due la tenuta di Maccarese, separando i terreni della costa da quelli dell’interno.Sulla base di queste risultanze, la Soprintendenza si affrettò a garantire che “sopra il reperto non si sarebbe costruito ma ci sarebbe stata fatta un’aiuola per metterlo al riparo dall’acqua”. Tutto ciò nella previsione che si fosse cominciato subito a costruire. Poiché questo non è accaduto era logico che il manufatto in qualche modo venisse protetto. Cosa che purtroppo non è avvenuta. Una delle non poche negligenze in ordine alla conservazione del patrimonio storico e ambientale a cui si assiste giornalmente a Fregene. (Alberto Branchini).