… il giorno in cui ho iniziato a frequentare il Centro Anziani Paolo Giuliani di Maccarese. Ricordo che ero un po’ titubante e impacciata: per la prima volta mi trovavo di fronte al problema di costruire una relazione con persone di età matura e le immaginavoolta mi trovavo a difronte ala prima volta mi trovavo a difronte ala problema di costruire una relazione con  riservate e un po’ chiuse alle novità. Con il presidente del Centro avevamo concordato di attivare un Laboratorio  per recuperare  la memoria del passato: in special modo mi premeva raccogliere materiali della tradizione orale legati alla cultura contadina. Avendo già iniziato ad elaborare l’idea di una biblioteca per i bambini, il mio intento era quello di  utilizzare il materiale ricordato dai nonni e dalle nonne – filastrocche, rime per bambini, canzoncine – per riannodare il filo della comunicazione tra le generazioni. Nel corso di quel primo incontro le mie incertezze sono presto svanite e mi sono accorta che i miei erano soltanto pregiudizi: con mia grande sorpresa ho scoperto che le persone di età matura possiedono una grossa carica di energia vitale, possono  irradiare buonumore, affetto e generosità, quando si stabilisce con loro una relazione  basata sul rispetto reciproco e l’ascolto.  In seguito, frequentando il Centro per la realizzazione del quaderno Volta la carta, ho avuto modo di ammirare i lavori eseguiti nell’arco dell’anno: fiori realizzati con la carta, mosaici, modellini in legno etc. Mi è capitato di vedere gli anziani in tuta impegnati ad eseguire esercizi di ginnastica o elegantemente vestiti, ballare nei fine settimana. Ho commentato insieme a loro le foto delle visite culturali, realizzate nei luoghi di interesse storico e artistico, sempre accompagnate da banchetti prelibati che testimoniano il gusto per la buona tavola. Spesso mi domandavo come mai quel gruppo di persone, di età non acerba, avesse conservato il desiderio di mettersi in gioco, di vivere pienamente. Un giorno, ascoltando i loro racconti, ho capito che il  segreto consisteva nell’uscire di casa, nel reagire alla solitudine e all’isolamento, accettando i rischi collegati alla vita di gruppo. Erano disposti ad affrontare lo sforzo necessario per superare i problemi di comunicazione – gli scontri, le intolleranze, le discussioni – pur di riuscire ancora a condividere nuove esperienze e di mantenere viva la motivazione a vivere.  Negli anni seguenti, al primo Laboratorio sulla memoria, ne è seguito un secondo, e ho avuto la possibilità di verificare  l’ampliamento  del ventaglio di attività del Centro grazie alla spinta e all’azione del nuovo presidente V. Loizzo. I nostri “anziani”, cominciando a prendere piena coscienza  del valore della loro esperienza, hanno iniziato a collaborare con le scuole del territorio per mettere a disposizione delle nuove generazioni il loro patrimonio. Ad esempio, hanno collaborato con la Scuola primaria Marchiafava per il progetto “Tra acqua e terra: alla scoperta del territorio di Maccarese e Fregene”. E hanno insegnato, con grande maestria, i segreti della cucina tradizionale veneta agli studenti dell’Istituto d’Istruzione superiore Leonardo da Vinci, hanno partecipato ai progetti “Saperi e sapori” e “Tutti i gusti sono gusti”. Questo anno la festa annuale del 27 marzo – gremita di iscritti al centro e dei loro familiari, di ospiti come l’assessore D’Intino e il consigliere comunale G. Scarabello e di rappresentanti di altre associazioni – si è svolta secondo un programma ormai diventato  rituale: la Benedizione del Parroco, la gara delle torte, il buffet, la raccolta fondi per la costruzione di un posto di Primo Soccorso a Mbutunweorie in Nigeria, il  concerto musico-teatrale del gruppo artistico dell’associazione S. Aurea di Ostia e il ballo finale. Partecipando alla manifestazione per proporre  ai nostri amici la collaborazione ad un nuovo progetto della Biblioteca dei Piccoli relativo all’uso della bici in sicurezza, ho avuto modo di scoprire che, oltre ai tornei di briscola, alle pizza party e alle cene sociali, i nostri amici si sono avvicinati anche alle tecnologie informatiche, con curiosità e desiderio di continuare ad imparare. E hanno perfino organizzato una biblioteca interna intitolata a Lea Valorba che raccoglie oltre 600 volumi. Mi sembra che il Centro P. Giuliani con la sua dinamicità ci indichi alcuni valori che molti di noi, travolti dal vortice della vita, stanno ormai dimenticando: l’importanza di coltivare i rapporti sociali; la gioia e la soddisfazione che deriva dal mettere la propria competenza al servizio degli altri; la necessità di dare maggiore spazio e rilevanza alle occasioni di gioia che la vita ci può offrire. In conclusione la frequentazione del Centro invita a riflettere sulle strategie per combattere mali, oggi sempre più in agguato, come la depressione, lo scoraggiamento, la disperazione. Forse “mantenere viva la curiosità, smussare le rigidità dei comportamenti per aprirsi alla relazione con l’altro, non perdere lo spirito di avventura” possono costituire suggerimenti utili per chi è alla ricerca di alternative all’isolamento e al vuoto delle giornate. (di Luigia Acciaroli)