Sono una giovane neolaureata in Filologia Classica e da metà ottobre insegno Italiano in una scuola media della provincia romana. Sono ormai tre mesi di supplenza continuativa e dovrei forse ritenermi fortunata, essendo questa la mia primissima esperienza. Ma non è questo il caso, perché, dopo aver raccolto i pezzi della scuola del lockdown e aver recuperato il tempo perduto nel primo mese dalla riapertura, adesso mi ritrovo senza alcuna tutela.

Mentre imperversava, e imperversa tuttora, la disputa su DAD e DDI, mentre le discussioni sindacali si soffermavano solo sul parziale – se si dovessero o meno fare certe cose a distanza, in assenza di una vera normativa, facendo finta di ignorare il carattere emergenziale della situazione pandemica – il MIUR sembra aver agito indisturbato. Vengono infatti create, apparentemente con un certo anticipo, le Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS), da cui sarebbero stati chiamati i supplenti per i posti vacanti. Ma tale processo inizia con gravi ritardi e continua con estrema lentezza, soprattutto per una provincia grande come quella di Roma.

Così le scuole sono costrette a chiamare dalle Graduatorie d’Istituto, stipulando i famigerati contratti “fino ad avente diritto”, contratti che aumentano enormemente il senso di precarietà in chi è già lavorativamente precario. Chi aspetta l’avente diritto convocato da GPS non sa di fatto fino a quando lavorerà, se una settimana, un mese o un anno. Non sa soprattutto fino a che punto può progettare il lavoro e fino a che punto può portare avanti il rapporto, fondamentale, con quelli che ormai sono i suoi alunni.

Lo stillicidio, per legge, sarebbe dovuto finire entro il 31 dicembre 2020, ma è dietro le quinte dell’ATP Roma che si consuma lo scandalo: convocazioni previste tra il 20 e il 22 gennaio 2021 per ogni ordine e grado d’istruzione, dieci giorni prima dell’attivazione del diritto-principio di continuità didattica. Ma nessuno – sindacati, dirigenti scolastici, politici locali – fa niente. I riflettori sono puntati solo sulla DAD, tramite cui, pur con le gravissime carenze strutturali, si cerca di garantire nell’esplosione della crisi continuità, per l’appunto. Questo contorto sistema di assegnazione delle cattedre vuote, approntato ad hoc dalla ministra Azzolina, invece, mina profondamente e ulteriormente la sicurezza della vita scolastica degli studenti.

I ragazzi, in un momento in cui tutto è incerto, cambiano docenti di continuo: i liceali da casa non hanno mai visto dal vivo alcuni professori, i più piccoli piangono al saluto della loro maestra e anche alle medie sono sempre più disorientati dal dover reinvestire tutti loro stessi in un nuovo rapporto con l’insegnante. Tutto ciò nonostante le stime sull’aumento di disturbi d’ansia, comportamenti autolesionisti e perfino di tentativi di suicidio tra i giovanissimi siano davvero preoccupanti. Non ci si è occupati minimamente di infondere in loro una qualche fiducia-speranza.

E al ragazzino di prima media, che al mio primo giorno di scuola mi chiese: “Prof. rimarrà tutti e tre gli anni?”, non posso neanche rispondere se ci sarò domani.

Priscilla Bonifazi