Il 17 marzo alle 18.00 presso la Casa della Partecipazione a Maccarese, si terrà la conferenza di Sandro Polo dal titolo “Cesare Tacchi, la Scuola di piazza del Popolo e gli artisti attivi nel territorio di Fiumicino”.
“Con questo incontro promosso dalla Pro Loco di Fregene-Maccarese e volutamente organizzato in concomitanza della grande mostra Cesare Tacchi. Una retrospettiva in corso al Palazzo dell’Esposizioni a Roma – dice Sandro Polo – desideriamo far conoscere al Comune di Fiumicino e ai suoi abitanti il lavoro artistico di Tacchi, buona parte del quale è stato ideato e realizzato proprio in questo territorio, nel suo studio a Torrimpietra. Nel corso della conferenza oltre a inquadrare l’opera di Tacchi all’interno delle sperimentazioni artistiche elaborate dai protagonisti della Scuola di piazza del Popolo, si farà il punto  sulle numerose energie creative e artistiche operanti nell’area del Comune di Fiumicino. Nella speranza di avere  a breve l’occasione di  illustrare pubblicamente il lavoro di questi artisti, con Marina Pallotta  stiamo realizzando una serie di interviste che verranno periodicamente pubblicate su Qui Fregene per permettere a chiunque lo desideri di far conoscenza e approfondire le poetiche dei nostri” artisti”.
Cesare Tacchi nato a Roma nel 1940 e scomparso nel 2014, è uno dei grandi interpreti della Pop Art italiana. Con Giosetta Fioroni, Tano Festa, Franco Angeli, Pino Pascali, Francesco Lo Savio, Sergio Lombardo, Renato Mambor, Jannis Kounellis e Mario Schifano dà vita  nei primi anni sessanta alla cosiddetta “Scuola di piazza del Popolo”, così chiamata per il fatto che gli artisti si incontravano al Caffè Rosati a piazza del Popolo. I linguaggi artistici elaborati da questi giovani risultano particolarmente originali e innovativi anche rispetto alle coeve esperienze americane e francesi, tanto da rendere Roma in quegli anni, uno straordinario laboratorio creativo alla pari di New York e Parigi. Alcuni giorni fa sono andata all’inaugurazione della retrospettiva su Cesare Tacchi al Palazzo delle Esposizioni; avevo già visto le sue opere nelle fotografie dei cataloghi e su internet, ma osservare i lavori da vicino mi ha dato una profonda emozione, sono magnifici, empatici, e sprigionano una carica vigorosa quasi ipnotica. Assolutamente innovative le tele estroflesse riempite di capok che spingono per uscire dalla bidimensionalità dell’opera. Sono realizzate con tappezzerie variopinte, stoffe trapuntate, rasi e tessuti da arredamento su cui Tacchi raffigura silhouette di amici, attori, immagini prelevate dalle réclame o dai rotocalchi. Riconosciamo “Paola e poltrona” (Paola Pitagora era la compagna del pittore Renato Mambor, grande amico di Tacchi), “Renato (Mambor) e poltrona”, le famose “Poltrona gialla” e “Poltrona rossa” del 1964. Nell’omaggio raffinatissimo a Botticelli in “La primavera allegra” l’artista rivisita il capolavoro del maestro toscano dipingendo motivi ripresi dalla pubblicità  su “innesti” di tappezzerie, cuciture e imbottiture quasi si trattasse di un arazzo o di un bassorilievo. La mostra, imponente, è allestita con maestria dalle curatrici Daniela Lancioni e Ilaria Bernardi nelle sale del piano terra del Palazzo delle Esposizioni. Più di cento opere ordinate cronologicamente, tra quadri, fotografie, sculture ripercorrono la storia artistica di Tacchi dall’esordio negli anni sessanta con  i quadri “imbottiti”  di sensibilità pop, fino ai lavori concettuali realizzati dagli anni ’70 in poi. Oltre ai sorprendenti primi lavori, sono rimasta colpita da due opere che segnano momenti significativi del percorso artistico e forse umano dell’artista: il vetro originale di “Cancellazione d’artista” del ’69: l’azione durante la quale Tacchi dipinge la lastra trasparente fino a far sparire drammaticamente la sua immagine, e la documentazione fotografica della successiva performance “Riapparizione”, dove l’artista compie il processo inverso della “cancellazione” in una rinnovata fiducia comunicativa che gli farà intraprendere dal 1975 nuove strade.

Marina Pallotta