Quella che sembrava una rete di professionisti si è rivelata come un gruppo di persone capaci di delinquere, altro che promoter finanziari. L’inchiesta della Procura di Roma è già arrivata, nei giorni scorsi, ad una serie di perquisizioni e sequestri che hanno messo in subbuglio il rigido mondo degli istituti di credito e delle finanziarie con sede nella Capitale, ma è destinata a fare ancora più scalpore. Nel fascicolo del pm Stefano Rocco Fava sono sei i soggetti sotto accusa, per i reati di truffa, frode, appropriazione indebita e riciclaggio. Le fattispecie, contestate a vario titolo, fanno capire il volume di una vicenda a molti zeri e milioni di euro di danno.  Tra i nodi del sistema, secondo gli inquirenti, c’era la signora Bruna G., 60 anni, residente a Fregene, ma che non appena ha capito che era finita nel mirino degli uomini della Guardia di finanza si è resa irreperibile. Secondo alcuni sarebbe stata segnalata a Santo Domingo. Gli investigatori delle Fiamme gialle hanno, per ora, messo i sigilli su un villino, alcuni magazzini, diverse autovetture, un garage, alcuni appartamenti, e diverse auto e decine di conti correnti e polizze di pegno. Il capo d’imputazione compilato dal pm Fava è un lungo elenco di infrazioni e movimentazioni bancarie fuori regola fatte da ognuno degli indagati. L’indagine, che è nata sulle base di una segnalazione della Consob, e si concentra su un solo correntista ‘gabbato’, potrebbe essere conclusa entro la fine dell’anno. Anche se sulla scrivania del magistrato stanno intanto arrivando da diverse settimane esposti e denunce di altri piccoli risparmiatori che avevano creduto alle promesse di quella che sembra essere una vera e propria “Lady Madoff”.